sabato 3 novembre 2007

Oggi si cambia: una bella recensione!!!

"Hvarf/Heim": nuova release per i Sigur Ròs




I Sigur Ròs ritornano più di due anni dopo l’ultima uscita discografica, “Takk”, e lo fanno con quella che, originariamente, doveva essere una semplice raccolta di brani live e di pezzi più o meno noti della produzione del quartetto islandese, una specie di greatest hits sui generis. In effetti, il doppio album “Hvarf/Heim”, uscito ieri in tutta Europa, è questo: ma, avendo a che fare coi Sigur Ròs, era lecito attendersi sorprese. Andiamo con ordine.
Innanzitutto, l’artwork: essenziale, quasi spoglio, un cofanetto che si apre da due parti, conducendo materialmente ai due cd da cui il lavoro è composto, “Hvarf” ed “Heim” appunto. Poche immagini (evocative), zero parole (inutili, in questo caso).
Poi, una considerazione di ordine generale, che conduce direttamente all’analisi delle due parti del disco: la scelta dei brani. I Sigur Ròs venivano dal discreto successo di “Takk”, primo dei loro album ad essere distribuito da una major, primo a contenere un singolo di durata inferiore ai sette minuti (la notissima “Hoppipolla”), un disco dal mood decisamente più rilassato rispetto ai precedenti lavori (“Von”, “Ágætis Byrjun” e “( )”). La scelta, per qualunque altra band, sarebbe stata ovvia: privilegiare i pezzi più noti, e andare sul sicuro. Niente di male, un atteggiamento più che naturale. Ma, come già preannunciato, le sorprese qui non mancano. Vediamo quali.
Il primo cd, “Hvarf” (termine che in islandese significa “scomparire”, la sorte toccata alle rarità raccolte sotto questo titolo, ma anche “rifugio”, in riferimento, come si vedrà, all’altro dischetto), contiene i famosi inediti, in numero di cinque: i primi tre provenienti dalle sessions di “Ágætis Byrjun” e “( )”, o comunque dal periodo ’99- ’02, e gli ultimi due che sono invece riletture di altrettanti brani contenuti nel disco d’esordio “Von”. “Salka”, il primo degli inediti, rivela un’evidente parentela con i brani di “( )”, eppure non suona come già sentito o superfluo; “Hljomalind” è il primo singolo estratto da questo doppio album, un brano che parte lento prima di giungere, come tipico della band, alla consueta esplosione “rumorista”. Particolare invece la struttura di “I Gaer”, sospesa tra il suono suggestivo di campanellini e xilofoni e momenti più potenti, dominati dalla chitarra elettrica. Le vere chicche del lavoro, però, sono i due brani riletti da “Von”, probabilmente il più criptico ed ostico dei lavori della band islandese, e cioè “Von” medesima e “Hafsol”. La prima parte piano, bassa ed ovattata: la tensione aumenta mentre il volume, inesorabile, sale, fino alla strofa e al cantato. Sono nove minuti assolutamente suggestivi. La seconda (già nota a chi avesse avuto la fortuna di tenere tra le mani il singolo di “Hoppipolla”) è ancora superiore, anzi probabilmente il miglior brano scritto dal gruppo, per la potenza evocativa dei suoni, la perfetta orchestrazione ed il geniale contrappunto offerto dal pizzicato degli archi delle Amiina, formazione dal 1999 sempre coinvolta nei lavori dei Sigur Ròs. Un finale degno di un ottima rosa di pezzi, senza ombra di dubbio.
Il secondo cd, “Heim” (termine che in islandese significa “casa”, rendendo evidente il collegamento con “Hvarf”, inteso nel senso di “rifugio”), rappresenta invece una raccolta di brani registrati live dalla band. Anche in questo caso, le scelte non sono banali. Innanzitutto, il materiale non proviene da esibizioni live di fronte ad immensi pubblici, ma da piccoli concerti tenuti in pub e locali (comunque in ambienti raccolti) nella natia Islanda: questo conferisce al materiale presentato una forte connotazione acustica del tutto ignota, finora, nei lavori della band. La scaletta presenta subito una riuscita esecuzione di “Samskeyti” (meglio nota come “Untitled#3” per chi avesse minor dimestichezza coi nomi “ufficiosi” dei brani contenuti in “( )”), seguita dal brano “Staràlfur”, tratto da “Ágætis Byrjun”, abbastanza simile alla versione già impressa su disco. La prima chicca è un’inedita “Vaka” (meglio nota come “Untitled#1”: ricordate il magnifico videoclip, diretto dall’italiana Floria Sigismondi??): l’arrangiamento scarno non lede minimamente l’impatto emotivo del pezzo, addirittura rafforzandolo, come a sottolinearne maggiormente il valore. Probabilmente questo, uno dei pezzi più noti della band prima di “Takk”, era anche un dei più complessi da rendere al meglio in questa versione… per così dire, “asciutta”: ad ogni modo, il risultato è ottimo. Il pezzo successivo è “Ágætis Byrjun”, tratta dall’omonimo disco del 1999: vale qui quanto già detto per “Staràlfur”, la versione live ricorda davvero molto quella registrata a suo tempo. Va da sé che i due brani in questione sono probabilmente anche i più “classici” presentati in questa raccolta, e magari anche i più semplici da rendere in versione acustica. Ma la vera sorpresa arriva col quinto brano, che è l’unico tratto da “Takk” dell’intero doppio album. I Sigur Ròs snobbano le ben più note “Hoppipolla”, “Saeglopur” e “Glosoli” (comunque splendide), preferendo una commuovente versione di “Heysàtan”, brano conclusivo del loro ultimo cd: in un disco a suo modo rilassato come “Takk”, “Heysàtan” rappresentava l’anima inquieta della band, restituendo un sound vicinissimo al miglior “ambient” di “( )” o di “Von”, un tappeto di tastiere sintetizzate ed una linea melodica dolcissima. Ebbene, la versione live ed “acustica” di questo brano è a suo modo l’autentico capolavoro del doppio album “Hvarf/Heim”. Resta intatta, come per “Vaka”, tutta la carica emozionale della canzone, tutta la sua forza. A Chiudere il cd giunge l’esecuzione live di “Von”, quello stesso pezzo già incontrato nella sua nuova veste in “Hvarf”.
In conclusione, “Hvarf/Heim” è un’opera assolutamente consigliabile, e per svariati motivi. Innanzitutto, quasi tutto quello che esce dalle corde di questi islandesi si situa invariabilmente, da una decina di anni a questa parte, almeno due spanne al di sopra di tutta l’altra musica che sentiamo in giro (un onore che i nostri dividono probabilmente solo coi Radiohead). Inoltre, l’assoluto anticonformismo dimostrato nella scelta dei brani da includere nel doppio album… e poi, certo, il grande valore musicale dell’opera in sè. Diciamo che non ci si può attendere molto di nuovo rispetto al passato: i Sigur Ròs non cambiano veste, non invertono la tendenza, non fanno niente di tutto questo. Semplicemente, ci mostrano un lato della loro musica (e di loro stessi) che probabilmente conoscevamo un po’ meno, dei brani dall’incedere un po’ più sostenuto che in passato (in “Hvarf”) o dall’aspetto diverso rispetto al consueto (le rivisitazioni contenute nello stesso “Hvarf” e le esecuzioni live di “Heim”). In definitiva, un disco consigliabile a chi già li ama (per rafforzare questa passione e scoprirne nuovi, insospettabili aspetti, in attesa di vedere il film documentario “Heima”, presentato al festival di Roma ed uscito anch’esso ieri in dvd) e pure a chi invece ancora non li conosce: “Hvarf/Heim” può costituire un buon viatico per addentrarsi nel mondo meraviglioso di questi islandesi il cui suono non può ricordare niente che abbiate mai sentito prima.


Demetrio